Il comitato scientifico sulla salute, sull’ambiente e sui rischi emergenti (SCHEER), composto da diciassette studiosi europei, ha pubblicato in data 20 dicembre 2018 un documento in cui si fa anche riferimento alle emergenti questioni sanitarie e ambientali legate al 5G, nel quale si affrontano le possibili problematiche legate alla salute e all’ambiente, per porle a conoscenza della Commissione Europea.
Il compito dello SCHEER, dietro esplicita domanda della commissione, è quello di esprimere opinioni scientifiche su problematiche relative a rischi sanitari ed ambientali, in particolar modo, su quelli collegati ai media ambientali ed altri fattori come la qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo e dei rifiuti.
Il comitato inoltre affronta questioni riguardanti diversi ambiti di studio, sui quali applicare un punto di vista generale per la comprensione dei rischi che potrebbero derivare per i consumatori o per la salute pubblica: si pensi ai dispositivi medici, alle nanotecnologie o a pericoli come il rumore e i campi elettromagnetici.
Leggendo il documento, uno dei paragrafi che più risalta per interesse è quello riguardante i potenziali effetti dell’aumento delle radiazioni elettromagnetiche sulla fauna selvatica. L’argomento principalmente trattato è l’introduzione della nuova connessione 5G, le cui lunghezze d’onda ad alta frequenza saranno necessarie per il funzionamento dei dispositivi relativi all’Internet of Things.
Quel che viene sottolineato è la possibile nascita di preoccupazioni per la salute e la sicurezza, la cui natura non è ancora conosciuta, derivante dal fatto che con il 5G ci si troverà davanti all’espansione della banda larga con radiazioni a radiofrequenza di lunghezza d’onda più breve. Le tecnologie di tipo 5G e i relativi rischi, infatti, non sono ancora stati studiati a sufficienza, mentre le polemiche relative alle tecnologie precedenti non si sono mai placate.
Considerato, però, che le reti 5G verranno implementate in un prossimo futuro su smartphone e altri dispositivi, è bene pensare a come i campi elettromagnetici potrebbero effettivamente avere un impatto inaspettato non solo sull’uomo, ma anche su mammiferi, uccelli e insetti. L’assenza di studi chiari sulle conseguenze dell’esposizione al 5G, infatti, non permetterebbe di escludere la presenza di un possibile impatto negativo.
Al documento in questione sono poi stati allegati diversi pareri provenienti da studiosi di tutto il mondo che hanno espresso il loro punto di vista sull’implementazione del 5G.
Lo studioso Robin Kelly, per esempio, lamenterebbe il fatto che l’industria ignori le preoccupazioni di scienziati e medici qualificati, affermando che gli effetti dannosi del 5G potrebbero colpire soprattutto bambini piccoli, bambini non ancora nati e bambini malati, con effetti in grado di svilupparsi in modo lento ed insidioso.
Lo studioso Anthony Opie, relativamente all’implementazione del 5G in Nuova Zelanda, ha invece affermato che il passaggio a questa tecnologia comporterebbe un aumento delle esposizioni alle radiazioni per gran parte dei cittadini.
“Nelle fasi iniziali ci sarebbe un raddoppio delle stazioni di telefonia mobile all’interno delle aree urbane e la fase successiva sarebbe seguita da molte piccole unità cellulari evidentemente per superare il fatto che le trasmissioni 5G sono indebolite dagli edifici e persino dalla pioggia. Queste unità più piccole potrebbero essere posizionate ogni 250 metri in luoghi urbani. Ciò sarebbe pericoloso data la quantità di radiazioni a cui le persone sarebbero esposte.”
L’intervento dello studioso Dominic Cavanagh, continua a sottolineare l’importanza di conoscere l’impatto sugli esseri umani dell’esposizione di lungo periodo alle frequenze 5G, ricordando che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2011 ha classificato le radiazioni a microonde di tutti i dispositivi wireless come possibilmente cancerogene per l’uomo.
La questione relativa ai possibili danni che l’esposizione prolungata al 5G possa comportare per la salute pubblica è ancora aperta, ma la comunità scientifica è sempre più convinta che sarà necessario approfondire gli studi in merito, anche per mettere al corrente la popolazione dei possibili rischi.
Su tale linea si inscrive anche la sentenza del TAR del Lazio, N. 00500/2019 del 15 Gennaio 2019, nel quale vengono obbligati i Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione a diffondere delle campagne informative, destinate alla popolazione, che siano finalizzate a far conoscere sia gli usi corretti di telefoni cellulari e cordless, sia eventuali rischi per la salute e l’ambiente derivanti da un loro uso erroneo.
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