Da ieri 11 Gennaio 2019, il caso di Meng Wanzhou in Canada ha un suo corrispettivo europeo in Polonia, che ha coinvolto più precisamente un uomo d’affari cinese, dipendente di Huawei, Stanislaw Wang, e un cittadino polacco, Piotr D., la cui identità non sarebbe totalmente chiarificata, che ha avuto in passato incarichi pubblici, ma che adesso lavora come dipendente per Orange Polska.
Tra i primi siti ad averne dato subito notizia, The Guardian fa sapere che i due sarebbero accusati di spionaggio, ma che stando a quanto la polizia polacca ha affermato, le indagini non sarebbero direttamente legate alle due società. Il coinvolgimento di Huawei nell’accaduto sarebbe infatti un’ipotesi a cui si potrebbe facilmente rimandare, date le preoccupazioni di alcuni governi circa la sicurezza della gestione dei dati sensibili nazionali da parte dei sistemi di telecomunicazione dell’azienda cinese.
Anche la Norvegia, a tal proposito, starebbe valutando di imitare Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda nella scelta di interrompere i rapporti con Huawei. A spaventare sarebbe una legge cinese del 2017 che obbliga i cittadini e le aziende cinesi a cooperare nel e sostenere il lavoro di intelligence nazionale.
L’arresto di Piotr D. e Stanislaw Wang, il cui vero nome è Weijing Wang e che ha avuto in passato l’incarico da diplomatico del consolato cinese di Danzica, in Polonia, ha tuttavia seguito le indagini e le successive ispezioni nelle sedi locali di Huawei e Orange Polska. I due soggetti, come le autorità hanno affermato, verranno trattenuti per tre mesi, sebbene non siano state fornite prove sulle accuse che vengono mosse loro.
Altre informazioni che riguarderebbero il signor Piotr D. rivelerebbero il suo essere stato in passato vice capo del dipartimento di sicurezza IT dell’Agenzia per la sicurezza interna che ha eseguito il suo arresto e quello di Wang. L’uomo, considerato vicino agli ambienti del business cibernetico, era a conoscenza quindi, come fa sapere Sky Tg24, del funzionamento della rete di comunicazioni criptate dal governo polacco.
Il ministro degli Esteri cinese si è detto preoccupato della questione e Huawei si è detta sorpresa e ha confermato l’ottemperanza da parte sua e dei suoi dipendenti delle leggi degli stati in cui opera. Orange ha invece dichiarato la sua disponibilità a collaborare con le autorità polacche.
Entrambe le aziende inoltre hanno stretto negli ultimi mesi una collaborazione per i progetti sul 5G in Polonia. Nel Settembre 2019 hanno anche fondato nella città di Gliwice, nel sud del Paese, una stazione 5G per condurre dei test in ambiente urbano.
Al momento non sono state rilasciate altre comunicazioni ufficiali, ma è plausibile pensare come l’ultima vicenda possa alterare ulteriormente i sospetti e gli atteggiamenti nei rapporti tra Huawei e gli stati occidentali. Sebbene la questione non sia attualmente legata al colosso cinese, un seppur minimo coinvolgimento con l’arresto di Weijing Wang confermerebbe i timori diffusi da parte delle cancellerie europee.
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