Assoprovider, il presidente Bortolotto si dichiara sorpreso dell’azione legale di Infratel nei suoi confronti
Da circa un paio di settimane è in atto una polemica tra Assoprovider, l’associazione dei provider indipendenti, e Infratel, la società in-house del MISE soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo.
Oggi, 27 Dicembre 2018, l’ultimo atto di questa vicenda è la risposta del presidente di Assoprovider, Dino Bortolotto, all’annunciata azione legale di Infratel nei suoi confronti.
Tutto nasce da un comunicato stampa risalente allo scorso 13 Dicembre 2018 da parte di Assoprovider, con cui l’associazione riprendeva il report del Comitato di indirizzo e monitoraggio Infratel sulle aree bianche, nel quale si parlava dei 138 comuni dove sono stati completati i lavori, ma nei quali nessun operatore ha attivato la fornitura dei servizi.
L’accusa di Assoprovider nei confronti di Infratel è quella di non aver “mai avuto un indirizzo progettuale chiaro, finendo per svolgere un mero ruolo di “mucca da mungere” per Telecom Italia. Infratel è servita per foraggiare con capitali pubblici infrastrutture necessarie a Telecom per rilegare le proprie centrali ai suoi pop d’area”.
Bortolotto denunciava quella che gli operatori definiscono la cosiddetta “politica degli spaghettini”, ossia piccolissime reti punto-punto che, secondo il presidente dell’associazione dei provider indipendenti, finiscono per completare le infrastrutture periferiche di Telecom Italia ed estenderne i servizi a banda larga (xDSL), risparmiando investimenti privati all’ex monopolista, senza vantaggi per gli utenti finali.
Queste dichiarazioni non sono passate inosservate e, il 18 Dicembre 2018, è arrivata la risposta di Infratel alle parole di Dino Bortolotto: l’azienda statale ha comunicato infatti l’avvio di un’azione legale, deliberata dal CDA, nei confronti del presidente dell’associazione dei provider indipendenti.
Infratel ha giudicato infondate e altamente lesive le parole di Bortolotto, poiché mettono in dubbio l’indipendenza e l’onorabilità dell’ente statale, il quale dichiarava di aver sempre avuto un atteggiamento imparziale e trasparente nei confronti di tutti gli operatori che utilizzano le sue infrastrutture.
Oggi, 27 Dicembre 2018, il presidente Dino Bortolotto ha affidato la sua replica ad un comunicato stampa pubblicato sul sito dell’associazione dal lui presieduta, dichiarando quanto segue:
Rimaniamo sorpresi dall’annuncio, a mezzo stampa, di una azione giudiziale che sarebbe stata deliberata dal cda di Infratel nei confronti di Assoprovider, e dunque contro i 200 piccoli operatori impegnati nell’eliminazione del digital divide, e verso il suo presidente.
Secondo il comunicato di Assoprovider, le parole del suo presidente avevano l’intenzione di sottolineare “ciò che da diversi anni esponenti politici in dichiarazioni pubbliche, trasmissioni televisive ed articoli di stampa, hanno rilevato, ovvero che i ritardi nelle TLC, hanno agevolato quello che fino a pochi anni fa era l’operatore dominante in una posizione di monopolio di fatto“.
Infatti, secondo l’associazione, l’attuale impianto normativo predisposto dalla politica a supporto degli interventi pubblici attuati ha permesso a Telecom Italia di approfittare dello status quo e di essere di fatto il maggiore beneficiario degli stessi.
La nota di Assoprovider prosegue con le seguenti dichiarazioni, in difesa delle precedenti affermazioni del presidente Bortolotto:
Assoprovider ovviamente non intendeva attribuire alcun fatto specifico a chicchessia, ma solo rilevare come le politiche pubbliche in materia di TLC in passato siano state sostanzialmente fallaci e la notizia che in 138 comuni vi erano infrastrutture realizzate con il contributo pubblico e che giacevano inutilizzate non poteva non scatenare tutta la nostra frustrazione per essere stati totalmente inascoltati.
Spiace constatare come una società pubblica che dovrebbe operare a beneficio del mercato decida di perseguire il presidente di un’associazione che dovrebbe trarre beneficio dalle politiche pubbliche rivolte alle piccole e medie imprese.
Infine, l’associazione fa saper che, qualora fosse chiamata in giudizio, si difenderà proteggendo in questo modo anche le piccole e medie imprese del settore di fronte all’ente pubblico.
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