Tim, i sindacati indicono un presidio in concomitanza con l’incontro al Mise del 22 Novembre 2018
Il presidio che i sindacati avevano previsto per il 21 Novembre 2018, e che hanno poi revocato dopo la convocazione di un incontro con i sindacati presso il Ministero dello Sviluppo Economico fissato per il giorno successivo alla data, sarà riproposto proprio in concomitanza con tale appuntamento.
Una nota congiunta dei tre sindacati del settore Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil lo ha annunciato. Anche Ugl Telecomunicazioni parteciperà al presidio. L’ultimo cambio al vertice presso Tim ha innalzato il livello di incertezza fra i lavoratori, ma i motivi dell’iniziativa si estendono alla condizione del quadro generale delle telecomunicazioni in Italia, scrivono all’unisono le segreterie:
Gli ultimi mesi stanno delineando un quadro estremamente preoccupante per l’intera filiera delle Tlc nel nostro Paese: la situazione di totale sbando in cui versa il gruppo Tim, gli effetti di scelte regolatorie sbagliate che hanno prodotto una caduta della marginalità delle Telco, una gara per l’assegnazione delle frequenze 5G che ha visto un esborso complessivo di 6,6 Mld rispetto ai 2,5 Mld previsti con il serio rischio di conseguenze negative sui tempi di attuazione del 5G e sull’indotto, la continua compressione dei prezzi che colpisce l’intero settore dei customer care (call center) che sottopone le/i lavoratrici/lavoratori a continui ricatti occupazionali.
È in gioco il futuro del gruppo Tim che, nonostante le scelte scellerate di cui è stata vittima dalla sua privatizzazione ad oggi, resta il più grande soggetto industriale nel settore Tlc nonché uno dei driver fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese, che dà occupazione a circa 100.000 dipendenti (50.000 diretti ed altrettanti nel suo vasto indotto). Le Segreterie Nazionali Slc Cgil – Fistel Cisl – Uilcom Uil ribadiscono la loro totale contrarietà rispetto a presunti progetti di “spezzatino” e la contestuale necessità di difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del Gruppo TIM in Italia, della sua Rete, dei suoi Assets anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi.
Il processo di trasformazione del settore delle TLC richiede inoltre di essere accompagnato da adeguati strumenti che ne possano favorire e permettere una riorganizzazione non traumatica. C’è la necessità di interventi che consentano al settore delle attività di customer care (call center) di garantirne una sostenibilità evitando di scaricare sulle migliaia di lavoratrici e lavoratori le continue pratiche di ribasso poste in atto dai committenti.
Il silenzio e l’immobilismo della politica e delle istituzioni rispetto al futuro delle Tlc sono inaccettabili e non possono vedere le organizzazioni sindacali spettatori passivi del depauperamento di un grande patrimonio produttivo, professionale ed occupazionale del nostro Paese.
Per queste ragioni, in concomitanza con l’incontro con il Ministro dello Sviluppo Economico, Slc Cgil – Fistel Cisl – Uilcom Uil promuovono un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo Tim e dell’intero settore Tlc giovedì 22 novembre 2018 dalle ore 10.00 alle ore 12.00 davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo Economico a Roma in Via Molise.
Non meno docile è la posizione di Stefano Conti, segretario nazionale d Ugl Telecomunicazioni:
Noi dell’Ugl Telecomunicazioni non permetteremo l’ulteriore saccheggio di questa importante azienda e già il 22 novembre prossimo, in concomitanza con l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, manifesteremo contro i tentativi più o meno occulti di avviare operazioni meramente speculative alle spalle di decine di migliaia di lavoratori dell’azienda e dell’indotto.
Telecom Italia ha bisogno di un management forte e di una governance stabile che sappia interagire con le Istituzioni con un progetto reale di sviluppo dell’Azienda. Non ne possiamo più di operazioni finanziarie sulle spalle di Telecom e sulla pelle dei lavoratori. Non si può arrivare ad uno smembramento dell’azienda in tante società satelliti dal destino lavorativo già segnato. Non è accettabile che l’Italia diventi il primo Paese a privarsi del colosso delle telecomunicazioni. Chi approva un simile obiettivo non ha a cuore le sorti dell’Italia e dei suoi lavoratori.
Dall’incontro del 22 novembre ci aspettiamo l’avvio di un percorso congiunto tra esecutivo e parti sociali per la tutela del patrimonio dell’azienda TIM e di tutto il settore delle telecomunicazioni che, per un Paese come l’Italia da sempre al centro di equilibri geopolitici complessi, assume un’importanza vitale.
L’incertezza dilaga, dopo l’inserimento di Elliott e Cassa Depositi e Prestiti nella struttura azionaria della società e in forza della revoca dell’incarico di amministratore delegato a Genish, che rappresentava l’elemento di continuità con il passato. Il presidente di Tim Fulvio Conti ha garantito continuità e l’elaborazione di un nuovo piano industriale. Domenica 18 Novembre 2018 il CdA si incontrerà per procedere alla nomina del nuovo Ceo. Sarà la prima occasione utile per verificare proprio la concretizzazione delle parole del rappresentante esterno della società.
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