Tech 5G e IoT

Social Internet of Things: riprodurre nell’ambiente digitale le relazioni sociali tra uomini

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Quando gli oggetti diventano intelligenti, l’IoT diventa Social, creando una rete sociale in grado di collegare tra loro i dispositivi, che da origine alla Social Internet of Things.

MondoMobileWeb, dopo una prima intervista più generale sull’IoT, ha deciso di rincontrare il docente Giacomo Morabito, professore ordinario del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni dell’Università degli Studi di Catania, per approfondire il concetto di Social Internet of Things, portato avanti dallo stesso professore insieme ad altri colleghi dell’Università degli Studi di Cagliari e Reggio Calabria:

“Nella nostra visione gli oggetti intelligenti, anche se estremamente intelligenti, non fanno la differenza, ma gli oggetti sociali la faranno”

Morabito spiega il concetto di SIoT partendo dall’evoluzione umana. Prima di tutto l’uomo era un’animale come tanti altri, ma nel momento in cui diventa Sapiens, è in grado di capire quello che gli sta succedendo attorno. Il passo immediatamente successivo è stato quello in cui l’uomo, oltre a capire quello che c’è intorno a sé, è riuscito a cambiare l’ambiente circostante, rendendolo più adatto alla propria vita.

Per raggiungere il livello di civiltà in cui è arrivato oggi, afferma il docente, è stato necessario creare una società in cui ognuno svolge un ruolo ben preciso perché il mondo è complicato; da solo l’uomo sarebbe poco efficiente in quanto non riuscirebbe a svolgere tutte le attività di cui ha bisogno in maniera del tutto autonoma.

Passando, invece, all’evoluzione tecnologica, il professore specifica che il telefono, ai tempi, non era un oggetto intelligente, ma un dispositivo passivo in grado di permettere alle persone di comunicare tra loro. Il primo passo verso la Social Internet of Things sono stati i sensori, oggetti messi nell’ambiente in grado di misurare parametri fisici. Passo immediatamente successivo è stato quello in cui gli oggetti hanno iniziato a modificare l’ambiente circostante: i dispositivi diventano Sapiens, afferma Morabito.

Come il mondo umano, anche quello tecnologico è complesso, di conseguenza gli oggetti hanno bisogno di creare una propria società e interagire tra loro per aiutarsi a vicenda. Bisogna, quindi, stabilire delle relazioni tra gli oggetti, che possono essere costruite in diversi modi, ma secondo il docente, il modo più efficiente risulta riprodurre nell’ambiente digitale le stesse dinamiche che ci sono nelle relazioni sociali tra uomini.

L’obiettivo, specifica Morabito, è quello di permettere agli oggetti di diventare amici tra loro, in maniera tale da stabilire delle relazioni privilegiate, in cui l’oggetto fornisce determinate informazioni abbassando il suo livello di sicurezza, perché la sicurezza ha un costo.

Il professore afferma di aver lavorato molto, inizialmente, sulla Service Discovery e Raccomandation, ovvero “se all’oggetto serve un servizio, un valore di luminosità o di temperatura, lo chiede ad un amico, così come quando l’uomo ha bisogno di chiedere una qualsiasi informazione, domanda ad un amico piuttosto che ad uno sconosciuto“.

Un altro obiettivo futuro della Social Internet of Things è quello di permettere lo scambio di dati tra le diverse piattaforme IoT, in quanto, dati isolati non hanno la stessa valenza ed efficienza di informazioni connesse tra le diverse infrastrutture, dichiara Morabito.

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