Internet of Things: un cappello in grado di contenere tutte le tecnologie secondo il Prof. Giacomo Morabito
Oggigiorno, si sente molto spesso parlare di IoT, acronimo di Internet of Things, un vero e proprio recipiente in grado di contenere tutte le tecnologie dell’Information Technology, secondo il Professore Giacomo Morabito.
MondoMobileWeb, infatti, ha intervistato il docente Giacomo Morabito, Professore ordinario del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni dell’Università degli Studi di Catania, specializzato appunto su scenari applicativi e tecnologie abilitanti caratterizzanti l’Internet of Things.
Nel corso dell’intervista, il Professore ha fornito molti dettagli relativi alle applicazioni dell’IoT, soffermandosi sulle principali preoccupazioni legate al suo sviluppo.
Tutti parlano di Internet of Things, ma da dove deriva questo termine?
L’IoT non fa altro che mettere insieme informazioni che vengono da tante piattaforme diverse. Il nome Internet of Things venne utilizzato pensando agli RFID, un oggetto passivo che, se veniva interrogato da un altro elemento (reader), riusciva a sapere in tempo reale cosa entrava ed usciva dal magazzino. L’Internet of Things, appunto, venne pensato per questi sistemi: avere tutte queste informazioni su come si spostano gli oggetti, ma condividerle. E’ chiaro, infatti, che se chi produce un determinato bene potesse seguire in tempo reale le vendite legate al suo prodotto, riuscirebbe a gestire la produzione in maniera più efficiente. E’ stato questo che ha dato l’input all’IoT; poi con il passare degli anni, le cose sono cambiate. Da che si parlava di RFID, sono stati introdotti i sensori, dispositivi in grado di fornirci tantissime informazioni e che si possono mettere dovunque, dai campi alle strade, fino ai nostri smartphone.
Le nuovi soluzioni dell’IoT stanno radicalmente cambiando la nostra vita. Quali sono le principali preoccupazioni legate a questo sviluppo?
Quando si parla di Internet of Things, al primo posto c’è sicuramente privacy e sicurezza, due concetti che spesso vengono messi insieme, ma che in realtà sono in contrapposizione tra loro: aumentando la sicurezza, diminuisco la privacy e viceversa. Privacy e sicurezza vengono confuse tra loro perché le soluzioni tecnologiche che vengono adottate per garantire la protezione dei dati, dal punto di vista informatico, si basano sugli stessi algoritmi.
Al secondo posto troviamo l’obsolescenza umana, infatti c’è chi ha paura delle macchine che possano conquistare il mondo con conseguente sostituzione dell’uomo. E’ chiaro che se le macchine diventano intelligenti cominciano a sostituire l’uomo, come sempre: è infatti un processo inarrestabile. L’obsolescenza umana è un dato di fatto, in quanto, se le macchine riescono a svolgere compiti in maniera migliore ed in meno tempo rispetto all’essere umano, non possono che sostituirlo.
Un’altra cosa che, in qualche modo, non viene molto attenzionata sono i costi nascosti. Ad esempio, se mettiamo un piccolo computer con sistema operativo dentro un frigorifero, che normalmente ha una vita utile di 15 anni, il tempo di vita del dispositivo diminuisce di 10 anni, in quanto il service life del mio sistema operativo è di circa 5 anni. Se questo esempio lo estendiamo su altri dispositivi, come grandi elettrodomestici, computer e macchine; i costi da sostenere andranno sempre più ad aumentare perché ogni 5 anni i miei oggetti diventeranno obsoleti.
Quindi, un continuo sviluppo dell’IoT porterà alla perdita di sempre più posti di lavoro?
Io onestamente non mi preoccuperei più di tanto, perché, dal punto di vista occupazionale potrebbero crearsi dei nuovi scenari, che non vedo come problemi. E’ la società che deve dare le risposte a come affrontare questi nuovi scenari offerti dalla tecnologia, in cui l’essere umano lavorerà sempre meno; e questo non è un male se pensiamo al regime lavorativo odierno. L’Internet of Things è un cappello che di fatto può mettere dentro tutte le tecnologie dell’Information Technology in cui troviamo dagli oggetti connessi all’informatica, dall’elettronica alle telecomunicazioni. Quindi, gli scenari che si andranno a delineare sono davvero tantissimi, molti dei quali impensabili al giorno d’oggi.
Quali sono le principali applicazioni? E quali sono i settori maggiormente toccati dall’Internet of Things?
Ciò che ci viene subito in mente è la domotica, il concetto di casa smart, in cui ho la possibilità di controllare la mia abitazione da remoto. Ma questo non è altro, che un bell’ornamento di qualcosa di estremamente più profondo. Basti pensare all’agricoltura intelligente che, grazie all’IoT, riuscirà ad utilizzare un decimo dell’acqua, ad aumentare di un fattore 10 la produttività della terra, diminuendo allo stesso tempo la quantità di fertilizzanti. Quindi, utilizzando bene l’Internet of Things, riusciamo a nutrire di più il mondo, questo è una cosa molto importante.
Anche a livello ospedaliero ci saranno tantissime novità, con ambulanze connesse direttamente all’ospedale. Anche se, a mio avviso, sarebbe utile risolvere problemi più “piccoli”, in quanto se avessi un sistema in grado di stabilire istantaneamente qual è il posizionamento di tutti gli asset ospedalieri (come barelle e macchinari) l’efficienza e la qualità del servizio aumenterebbero sensibilmente, usando delle tecnologie “banali”.
Anche il settore industriale è fortemente colpito dall’IoT, infatti riesco a diminuire il time to market di un fattore 10; per cui, dall’idea progettuale al momento in cui questo arriva sullo scaffale del negozio o sul sito e-commerce, passa un decimo del tempo rispetto a quello precedente. Anche la logistica è toccata da questo sviluppo: riesco a ridimensionare le scorte presenti in magazzino, ma anche a diminuire la quantità di macchine e camion che viaggiano per strada, mettendo insieme informazioni. Infatti, L’IoT è il produttore di dati che vengono poi elaborati dai Big Data.
Il mercato dell’IoT è sviluppato in Italia?
Sicuramente ci sono tante realtà che vorrebbero lavorarci. Poi, chi saranno i grandi player è difficile da capire in questo momento. Si può affermare, però, che il denaro che ruota attorno al mondo dei servizi e delle tecnologie dell’IoT è poca cosa rispetto all’impatto che avranno sul mercato. Secondo alcuni studi, infatti, è previsto che un grande capitale, pari a circa 3,4 trilioni di dollari (equivalente al Prodotto Interno Lordo della Germania), si sposterà da aziende che non saranno in grado di utilizzare le tecnologie IoT verso altre che, invece, le sfrutteranno in maniera appropriata. Quindi, di fatto, tutte le aziende devono investire sull’Internet of Things. Chi giocherà un ruolo chiave sarà tutto da vedere.
La tecnologia utilizzata dall’IoT si basa sulle reti Wireless?
Il mondo è estremamente complesso. Ci sono tante tecnologie che l’IoT sfrutta. Sicuramente, la maggior parte delle tecnologie saranno wireless, ma se si pensa ad un sistema di domotica, non ho nessun motivo di connettere in maniera wireless anche il sensore che controlla l’apertura e la chiusura della finestra, posso far passare l’informazione banalmente tramite un filo elettrico o sfruttando connessioni short-range come il bluetooth. Ho tante opportunità di interconnessione; poi, a seconda del contesto applicativo, deciderò quali di questi utilizzare.
5G ed IoT sono strettamente legati tra loro?
5G e IoT sono due cose estremante collegate, nel senso che l’IoT sarà uno dei mercati in cui il 5G prevede maggiori espansioni. Basti pensare al fatto che nel mondo ci sono circa 8 miliardi di persone ed il numero di SIM Word Wide è di circa 9 miliardi, ciò significa che, mediamente, ognuno ha un suo contratto telefonico. La battaglia tra gli operatori di rete è sempre più agguerrita, ma come possono fare ad acquisire nuovi clienti? Ci sono due strade: diminuisco i prezzi per accaparrarmi clienti di altri operatori oppure trovo nuove opportunità di mercato, allargando la customer base.
Ad esempio cerco di inserire le SIM non sono agli smartphone, ma anche ad altri oggetti: dallo smartwatch agli impianti di allarme. In qualche modo, quindi, devo trovarmi nuovi applicazioni IoT e, tra queste, il 5G è quello più indicato per soddisfare la ricerca di un nuovo mercato da parte degli operatori, anche se bisogna andare a mettere in campo delle tecnologie adatte a questo contesto. E’ chiaro che i requisiti che l’IoT pone sono completamente diversi da quelli che venivano supportati dalle reti wireless di vecchia generazioni, in quanto l’Internet of Things ha dei requisiti estremamente stringenti, difficili da soddisfare.
Quali sono le azioni per arginare i problemi legati alla privacy e alla sicurezza?
Un ruolo chiave lo giocheranno sicuramente i legislatori, che decideranno gli standard di privacy e sicurezza. Per ciò che concerne la privacy, possiamo dire che meno privacy si dà all’utente finale e meglio è per chi offre questi servizi. D’altro canto, bisogna dire che la sicurezza in assoluto non esiste perché per quanto mi possa inventare un sistema sofisticatissimo per proteggere tutte le mie informazioni, è possibile pensare ad un algoritmo che sia in grado di rompere la barriera da me costruita. Inoltre, spesso i dispositivi hanno delle scarse capacità di memoria e di comunicazioni per potersi proteggere autonomamente, oltre al fatto che la maggior parte di essi passano diverso tempo unattended, quindi sono oggetti fisicamente attaccabili.
Ad esempio, se qualcuno mi attacca il computer e non mi permette di accedere al PC non è molto grave, ma nel momento in cui il malvivente attacca il mio pacemaker o la macchina, allora quello è veramente un grosso problema. E’ chiaro che il pacemaker lo andrò a rendere sicuro con degli algoritmi estremamente più potenti rispetto a quelli con cui proteggo il sensore di luminosità presente a casa mia. Ovviamente creare dei sistemi di difesa più preformanti comporta una spesa economica maggiore.
Il problema, quindi, esiste ed è un bene il fatto che ci siano dei problemi, perché ciò vuol dire che sono necessarie nuove tecnologie per risolverli. Ci sono tanti aspetti positivi che in qualche modo dovrebbero sovrastare tutte queste preoccupazioni: basti pensare alla terra che diventa 10 volte più produttiva, agli obiettivi zero incidenti stradali nei prossimi 10 anni o alla possibilità di evitare il crollo del ponte Morandi.
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