Con 3,2 milioni di nuove applicazioni dannose rilevate finora, il 2018 si conferma come un anno molto pericoloso per i possessori di device che integrano il sistema operativo Android. Questo è quanto messo in luce dall’ultimo Android Malware Report di G DATA, riguardante il trimestre 2018.
Negli ultimi tempi, l’attenzione dei cybercriminali si è focalizzata sui dispositivi mobili, con un focus particolare ai sistemi Android. Il motivo è banale, basti pensare infatti che ad oggi nel mondo, l’80% degli utenti optano per l’acquisto di smartphone che supportano il suddetto sistema operativo. Diventa quindi sempre più importante l’utilizzo di security app che riducono drasticamente i rischi.
Il 2018 non è ancora terminato eppure è stato registrato un aumento delle minacce superiore al 40% rispetto all’anno precedente. Il punto è che gli analisti di G DATA prevedono una fine dell’anno ancora più scoppiettante, a fronte dei dati raccolti fino alla fine di questo trimestre, che hanno individuato, come detto in precedenza, 3,2 milioni di nuovi campioni di malware per Android che si aggiungono a quelli già conosciuti.
Si parla quindi di circa 11.700 app dannose che si registrano quotidianamente. Negli ultimi 9 mesi è stato quasi raggiunto il volume complessivo di malware di tutto il 2016. A essere pericolosa secondo gli analisti, oltre ai malware, è la mancanza di aggiornamenti per gli smartphone.
Una protezione superiore dei device mobili dipende sicuramente dal rapido rilasciamento degli aggiornamenti di sicurezza. A riguardo di ciò, gli analisti aspirano in un maggiore impegno sul tema, da parte dei produttori.
Altro aspetto sul quale concentrarsi particolarmente è l’aggiornamento del kernel Linux. A parte Google Pixel di nuova generazione, infatti, ad oggi non ci sono dispositivi Android dotati del kernel attuale, con la conseguenza che tablet e smartphone sono sottoposti ad un numero maggiore di attacchi. Questo perché essendo open source, il software mostra tutte le modifiche effettuate al kernel, che diventano facilmente scovabili e quindi leggibili dagli hacker che ne individuano facilmente le vulnerabilità. Questo è ciò che afferma Greg Kroah-Hartman di Linux-Foundation.
A ciò si aggiunge anche il fatto che l’attuale effetto mediatico riservato allo spyware denominato Android.Trojan-Spy.Buhsam.A, che copia alcune informazioni private e legge le chat di WhatsApp, concorre in modo cospicuo al propagarsi del senso di incertezza che pervade i consumatori.
Alla conferenza Virus Bullentin 2015, l’esperto sulla sicurezza Łukasz Siewierski, ha trattato di una particolare serie di malware che sarebbero già integrati negli smartphone Android, in quanto preinstallati. Lui ed i suoi collaboratori hanno affermato che tali applicazioni dannose siano già state integrate in fase di sviluppo.
Infine G DATA, riporta anche il fatto che nell’ultimo test comparativo, la propria applicazione di sicurezza intelligente G DATA Internet Security per Android è riuscita a riconoscere ancora una volta (la sesta consecutiva), il 100% dei malware sottoposti al controllo, conseguendo cosi il massimo punteggio, per la nona volta consecutiva. Tutto ciò ha garantito al produttore tedesco di soluzioni per la sicurezza informatica, l’ottenimento della certificazione AV-Test.
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