TIM ha pubblicato i risultati del terzo trimestre del 2018, approvati dal Consiglio di Amministrazione e che verranno discussi domani, 9 Novembre 2018, nel corso della conference call dedicata.
Il primo risultato che il comunicato stampa ufficiale dell’operatore mira a sottolineare è quello relativo alla crescita dei ricavi da servizi del Gruppo, che sono incrementati dell’1,2% su base organica, rispetto all’anno precedente. La crescita è stata trainata dalle performance del Brasile (+5,1%) mentre le attività domestiche hanno visto solo un lieve incremento, pari allo 0,2%.
I ricavi consolidati del terzo trimestre 2018 ammontano a 4,6 miliardi di euro. Analizzando esclusivamente la Business Unit Domestic, i ricavi da servizi di cui sopra beneficiano dello sviluppo della customer base BroadBand e della tenuta dei livelli di ARPU su Mobile e Fisso.
Nel Fisso, tra le altre cose, si sconta anche la riduzione dei prezzi regolamentati su alcuni servizi wholesale, ma la crescita di clienti UltraBroadBand, adesso a quota 3 milioni, riesce a stabilizzare i conti rispetto all’anno scorso.
L’operatore è quindi riuscito a riassorbire gli effetti negativi della fatturazione a 30 giorni attraverso il lancio di nuove offerte e l’incremento degli accessi in fibra, quasi raddoppiati rispetto all’anno scorso. I ricavi retail sono così incrementati dell’1% mentre i ricavi wholesale hanno visto un aumento del 2%.
Nel Mobile invece, stando a quanto riportato dai documenti, TIM è l’operatore con maggiore resilienza della base clienti, con una perdita dell’1,7% rispetto al trimestre precedente. Discorso simile per le portabilità, attestate a quota -39.000 linee da inizio anno.
TIM sembrerebbe dunque aver resistito al mutamento dello scenario regolatorio e competitivo, dopo l’ingresso di Iliad, anche grazie al secondo brand Kena Mobile.
In leggerissimo calo, invece, i ricavi da vendita di prodotti, pari adesso a 914 milioni di euro contro i 919 milioni del periodo precedente.
Si sottolinea che i clienti n-play, vale a dire quelli che usufruiscono dell’intera offerta (voce, dati, fisso, mobile e entertainment) sfiorano adesso il 40%.
In basso, uno schema approfondito dei ricavi dei primi nove mesi del 2018, con le relative variazioni. Nello specifico, i ricavi da servizio del mercato Fisso sono pari a 7.394 milioni di euro, quelli del mercato Mobile invece sono pari a 3.434 milioni di euro, per un totale di 11,311 a parità di principi contabili.
L’utile netto dell’operatore è di 1,2 miliardi di euro, ma considerando la svalutazione dell’avviamento domestico, a causa dell’impairment test, tale dato risulta negativo per 0,8 miliardi di euro. La svalutazione, sottolinea TIM, non ha comunque impatti sui flussi di cassa ed è dovuta “al deterioramento del quadro competitivo e regolatorio ed ai più alti tassi d’interesse”.
L’EBITDA organico si attesta a quota 6,2 miliardi di euro e si mostra stabile rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso, la performance è garantita dalla crescita del Brasile, a fronte di una leggera flessione della componente Domestic (-2,3%).
Il flusso di cassa operativo è di 1,5 miliardi di euro, ovvero 459 milioni di euro in più rispetto ai primi nove mesi dell’anno scorso. La posizione finanziaria netta del Gruppo è di 25,2 miliardi di euro, in riduzione rispetto all’anno scorso di circa un miliardo di euro.
Per quanto concerne invece gli investimenti della Business Unit Domestic, essi si attestano a quota 2 miliardi di euro, circa 570 milioni in meno rispetto al medesimo periodo del 2017. La Business Unit Brasile registra invece investimenti, nei primi nove mesi del 2018, pari a 598 milioni di euro, anch’essi in riduzione di 106 milioni di euro rispetto all’anno scorso.
Evidentemente, poiché i dati presentati analizzano le performance del Gruppo al 30 Settembre 2018, l’aggiudicazione delle frequenze del 5G non è contemplata.
Per finire, nella sezione dedicata all’evoluzione prevedibile della gestione per il restante trimestre del 2018, TIM avverte gli investitori che numerosi fattori potrebbero non confermare il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed EBITDA. Tra questi, la multa connessa al procedimento Golden Power, il consolidamento di un contesto competitivo avverso, le tensioni in ambito regolatorio e l’indebolimento del tasso di cambio del Real brasiliano.
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