Tim: il presidente di Asati Franco Lombardi si rivolge agli azionisti con una lettera
Nel corso delle vicende burrascose che stanno riguardando Tim nelle ultime settimane e che fanno “ballare” come poche volte in passato il titolo della società, il presidente di Asati (Associazione Azionisti Telecom Italia) ha deciso di intervenire per iscritto.
Tra le dichiarazioni, i rumors, le infondatezze e la mancanza di incertezze, anche il rappresentante dell’associazione dei piccoli azionisti Franco Lombardi ha voluto dire e ribadire quella che è la linea auspicata, rivolgendosi a tutti coloro che hanno creduto nell’affidabilità di Tim investendo nella realtà le proprie risorse.
“Egregi azionisti e associati; cari colleghi” – ha esordito Lombardi – “in queste ultime settimane ricevo telefonate ed e-mail da molti piccoli azionisti e da risparmiatori che hanno creduto e investito in TIM – Telecom Italia. È inevitabile condividere assieme un sentimento di disagio. E, almeno per il momento, il clima risultante da un articolato scenario politico-finanziario non favorisce l’andamento del titolo che ha sfiorato i minimi del 2013 ma, con forza, desidero ribadire anche con questa mia lettera che – sebbene sussistano dissidi tra i principali azionisti – la nostra Azienda continua a essere una realtà di rilievo nel Paese e che non trova spiegazione la scarsa attenzione che il mondo finanziario dà alla società e il valore del titolo di molto sottostimato. Questa mia lettera mira a coinvolgere tutti voi su alcuni temi di peso per i quali, come Associazione, ci stiamo muovendo attivamente da tempo e cerchiamo di far sentire la nostra voce in più direzioni.
La lettera ha citato le questioni più importanti che sono oggetto delle riunioni dei consigli di amministrazione e delle preoccupazioni di molti dei soci.
Il primo punto è Persidera, il cui processo di dismissione è attualmente interrotto per valutarne la convenienza. È uno sviluppo che non piace ad Asati, la quale, come è scritto nella lettera “ritiene che occorre superare con determinazione questa situazione di stallo, evitando di ritardare ulteriormente decisioni, come la vendita di Persidera, che consentirebbero di ottenere introiti alla nostra Società, utili per ridurne, sia pur limitatamente, la situazione debitoria”.
Nell’ambito della discussione sulle dismissioni su cui il CdA ha deciso di temporeggiare, orbitano anche Inwit e Sparkle.
La prima potrebbe essere fondamentale nella prospettiva di realizzazione della rete 5G di Tim, e relativamente a questo assets Asati “ritiene che non vadano prese decisioni affrettate sul nostro Tower Operator che ha saputo primeggiare nel comparto in cui opera” e che sia “auspicabile un maggiore e tempestivo approfondimento sul futuro di Inwit, mirato a individuare strategie, sviluppi e i recenti scenari di business che ora si vengono configurando con l’aggiudicazione delle frequenze nell’asta del 5G“.
Quanto alla seconda, Lombardi inscrive la società dei cavi internazionali nel progetto di costituzione di una rete nazionale con Cassa Depositi e Prestiti:
Il nostro primo intervento risale alla lontana assemblea della società del 2007, quando la rete di accesso di Telecom valeva circa 25 miliardi di euro.
Dopo la creazione di una nuova società, Netco, nella quale far confluire l’intera rete di accesso, posseduta interamente da Tim, potrebbe esserne messa in borsa una parte e al tempo stesso avviare un “tavolo di lavoro” a cui partecipino primariamente Enel, Open Fiber e CDP e che miri a pervenire a una rete di accesso unica nel Paese. Si verificherebbe, altrimenti, uno spreco di ingenti risorse del Paese e al tempo stesso non si ottimizzerebbero le possibilità che possono essere ottenute dalla rete mista oggi esistente gestita da Tim con rame e fibra (con la tecnologia VDSL2 e ancor più con quella EVDSL) con la quale si è coperto l’80% delle famiglie Italiane e che costituisce un bene prezioso del Paese da non dissipare con decisioni improvvide o affrettate.
Occorre, infatti, guidare la realizzazione della nuova rete di accesso per evitare, o almeno contenere, le rilevanti diseconomie oggi attuate indipendentemente da lavori eseguiti nei grandi centri urbani, nelle aree periferiche o in quelle rurali.
Su Tim Brasile, la divisione della società che opera nel quinto Paese per numero di popolazione al mondo, Franco Lombardi insiste sulla strategia di stringere accordi sulla banda larga con gli altri operatori locali, esprimendo allo stesso tempo il rammarico per la sostituzione dei manager italiani a capo della business unit in Brasile.
Ad accompagnare la riflessione c’è stato un impegno:
Posso certamente confermarvi che continuerò a fare quanto nelle mie possibilità come presidente di un’associazione che rappresenta migliaia di azionisti per richiedere un chiaro indirizzo alle scelte di programma per questa partecipazione. Solleciterò quindi il Top Management della Società per rendere note strategie e prospettive perseguite per il futuro di Tim Brasile prese in accordo con i maggiori azionisti (Vivendi, Elliott e CDP), e soprattutto per conoscere ed esprimere la nostra opinione sul modello di controllo azionario che si intende perseguire vista l’assenza di expert italiani in ruoli chiave della Società.
La lettera ha toccato anche l’argomento della conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, un’operazione non opportuna e da riesaminare solo quando il titolo azionario avrà nuovamente superata la soglia di 0,7 euro.
La critica si è estesa anche ai PAD, il Piano di Azionariato dei Dipendenti, con cui si stimolano i lavoratori di una società ad acquistarne i titoli:
Queste scelte, come abbiamo più volte rimarcato, mirano naturalmente a legare e motivare maggiormente i dipendenti verso la crescita di valore della Società. Oggi TIM è in ultima posizione come partecipazione azionaria del personale dipendente dei maggiori operatori dei Paesi europei: il personale di Telecom possiede solo lo 0,6% delle azioni della Società contro un 2-3 per cento di Orange, Deutsche Telekom, BT. Sembrerebbe opportuno suggerire in questo momento non facile che attraversa TIM chiedere un ulteriore sforzo (un sacrificio) anche economico alle proprie persone.
Abbiamo di recente richiesto un nuovo PAD in occasione delle ultime assemblee. È questa una questione alla quale, auspico, aderiscano in maniera significativa anche i manager più rappresentativi di Telecom. Se pensate, per ipotesi potenziale, che qualora 60.000 dipendenti di TIM investissero 1.000 euro per acquistare il Titolo Tim al valore di oggi, i dipendenti e i dirigenti avrebbero quasi sicuramente un rappresentante nel CdA e allora la privatizzazione della SIP, l’era Colaninno, Pirelli, Telco, la svendita del più grosso patrimonio immobiliare e di numerose partecipate estere e quindi l’acquisto della società a debito della stessa, la diminuzione della capitalizzazione e il passaggio da un debito trascurabile a anche 40 miliardi di euro, con rappresentanti dei dipendenti in CdA non si sarebbero realizzati molto facilmente.
Lombardi ha dedicato le ultime riflessioni al presidente Fulvio Conti e all’amministratore delegato Amos Genish:
Riconosco che entrambi questi nostri Amministratori abbiano operato finora con equilibrio e grandi capacità manageriali in un periodo burrascoso per la nostra Società. In più le esperienze precedenti lavorative dell’attuale AD sono state uno degli elementi di rilievo nella guida di TIM. Un giudizio più completo potremo esprimerlo come Asati quando saranno noti i dati di bilancio del 2018 e quando saranno date risposte alle nostre proposte, in parte condensate in questo documento. Continuiamo invece ad essere sordi e poco interessati a quanto quasi nel quotidiano viene riportato dalla stampa su un nuovo possibile avvicendamento nei Vertici della Società che ci auguriamo fermamente non avvenga.
Gli auspici che il presidente Lombardi ha esplicitato nel suo testo, si scontrano per adesso con una realtà frastornata dal cambio di direzione siglato con il cambio della composizione del CdA a maggioranza Elliott. Si tratta di un’altra fase di transizione che, insieme alle passate, sta scrivendo la storia di Tim, in momento storico fondamentale per l’azienda.
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