Reti 5G

Ecco come raggiungere il 5G in Europa, tenendo i costi bassi, secondo il The Boston Consulting Group

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Il consumo di traffico dati cresce ogni giorno di più e, di pari passo, aumentano le tecnologie che sfruttano la rete sia per offrire servizi innovativi relativi all’Internet of Things sia per servizi di pubblica utilità, che per l’intrattenimento, una delle attività che ha fatto crescere a dismisura il traffico richiesto. Negli ultimi tempi inoltre si sta assistendo ad un’accelerazione del passaggio tra il 4G al 5G, passaggio che nel breve tempo sarà di importanza primaria.

Infatti, secondo le stime di The Boston Consulting Group, derivanti dal report “A Playbook for Accelerating 5G in Europe” la tecnologia 4G che oggi è utilizzata per le connessioni alla rete non basterà più ad esaurire la domanda nel giro di pochi anni, ovvero già nel 2021.

La quantità di traffico dati richiesta sembra essere guidata dalla fruizione di video ed è destinata ad aumentare a dismisura raggiungendo un picco del 40% nell’anno 2025: ciò comporterà la saturazione dell’infrastruttura ad oggi esistente, motivo per il quale sarà necessario correre ai ripari quanto prima.

La strada da percorrere però non sembra essere chiara agli occhi degli operatori di rete mobile, dato che tra le problematiche più rilevanti da affrontare si trovano gli alti costi che deriverebbero dall’ampliamento dell’attuale tecnologia 4G, come anche dal rollout della nuova tecnologia 5G.

La prima soluzione comporterebbe un aumento del 200% della spesa, azzerando i profitti guadagnati fino a questo punto e raggiungendo una quota negativa del -26%. La seconda soluzione, che è già stata testata negli Stati Uniti, in Cina e in alcune aree della Scandinavia, ha visto l’attuazione del passaggio al 5G, ma non convince gli operatori sul versante finanziario, visto che i costi lieviterebbero del 60% soltanto per la rete.

Il report di The Boston Consulting Group ha allora pensato ad un piano che possa coinvolgere tutti gli operatori, ma anche i legislatori e gli attori dell’ecosistema digitale. Grazie a questa strategia i costi dell’avviamento della nuova tecnologia 5G verrebbero ridotti, mentre gli introiti si attesterebbero ai livelli accertati per i cinque anni trascorsi dal 2013 al 2018.

Affinché tale soluzione possa funzionare dovranno però essere adottati degli accorgimenti ben precisi come la distribuzione della rete 5G per gradi nell’ambito regionale, fin quando non verrà raggiunto l’obiettivo di copertura determinato, e l’attuazione di una strategia value-based.

Ciò comporterà una calibratura delle capacità della rete basata sul reale uso effettuato, così da evitare sproporzioni dell’offerta, inoltre potranno essere eliminate alcune spese grazie alla condivisione dell’infrastruttura tra attori differenti, in particolar modo dove il traffico vede concentrazioni di alto livello, senza dimenticare però le aree più periferiche che non dovranno essere escluse.

Contestualmente si dovranno eliminare i sistemi 2G e 3G, mentre si dovranno sviluppare reti auto-ottimizzanti che autonomamente potranno settare le proprie configurazioni sulla base del traffico richiesto; sarà anche possibile convertire le celle 4G al 5G, per lo meno nelle aree in cui è presente un traffico minore, permettendo un generale abbattimento di costi del 25%.

Riguardo alle entrate, sempre secondo il report di The Boston Consulting Group, gli operatori dovranno rivedere le tariffe proposte e con l’introduzione della nuova tecnologia si dovranno stabilire delle diversificazioni relativamente ai servizi offerti agli utenti.

Tutte queste operazioni non riguarderanno soltanto gli operatori di rete, ma anche i governi che dovranno attuare delle agevolazioni in vista della transizione sia per quanto riguarda la fase di installazione delle infrastrutture innovative, sia sul versante della promozione dei cambiamenti tariffari, concedendo a prezzi minori le frequenze disponibili, a seguito di un allargamento dello spettro.

Allo stesso modo saranno chiamati ad agire anche i fornitori di contenuti e di piattaforme digitali e le imprese che hanno in gestione le stazioni, possibilmente mediante la firma di collaborazioni pensate ad hoc.

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