Fondi PON per la Strategia Banda Ultra Larga, il Mise chiarisce: “non ci saranno tagli”

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Il Ministero dello Sviluppo Economico ha fatto chiarezza sulle affermazioni apparse su alcune testate che hanno fatto riferimento ad una presunta operazione di taglio degli investimenti per la banda ultralarga previsti dalla Strategia BUL (banda ultra larga, appunto).

La sede del Ministero dello Sviluppo Economico

Questo programma approvato nel 2015 dal Governo italiano ha introdotto nel Paese gli obiettivi e gli strumenti dell’Agenda digitale europea, tra cui il raggiungimento, entro il 2020, dell’85% della popolazione coperta da infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100Mbps, e della soglia del 100% dei cittadini ad aver accesso alla rete internet ad almeno 30Mbps.

Negli ultimi giorni i fondi destinati allo sviluppo della banda larga erano stati chiamati in causa perché sottoposti ad una rimodulazione finanziaria dell’attuale governo in favore delle piccole e medie imprese.

In pratica la rimodulazione finanziaria è stata attuata trasferendo alcune risorse destinate all’Asse II (relativo alla Banda ultralarga e crescita digitale”) del Programma Operativo Nazionale Imprese e Competitività FESR 2014-2020 all’Asse III, che ha come area tematica la competitività delle piccole e medie imprese.

Al fine di evitare equivoci il Mise ha descritto nel dettaglio la fattispecie.

Dei 233 milioni di euro destinati alla Strategia BUL, solo 56 sono stati impegnati fino ad ora e, “a causa dei ritardi accumulati negli ultimi anni nell’avvio dei lavori di posa della fibra, si era di fronte al rischio concreto di perdere (i restanti) 177 milioni di euro”.

Per evitare la dispersione di queste risorse il Ministero le ha dislocate, attraverso una rimodulazione finanziaria, all’Asse delle piccole e medie imprese, che comprende anche interventi per la digitalizzazione delle stesse e che presenta un fabbisogno finanziario superiore a quello direttamente relativo alla crescita digitale. Sotto questo aspetto, ha spiegato il Ministero, l’intervento si dimostra coerente con la destinazione originaria di queste risorse.

Non si può parlare di una decurtazione finanziaria quindi, bensì di una rimodulazione che tenta di raggiungere la stessa tipologia di obiettivo attraverso una strada diversa.

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