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Smart agriculture: per un futuro più produttivo e con meno incertezze

I sensori wireless permettono oggi alle cosiddette “città smart” di poter raccogliere informazioni riguardo ogni aspetto della vita urbana, consentendo di risolvere i problemi delle città in termini di traffico, sostenibilità e sicurezza.

Smart agricoltura

Questi sensori sono tutt’ora utilizzati anche per il settore agricolo, la smart agriculture (agricoltura di precisione), consentendo di ridurre anche dell’85% l’utilizzo di pesticidi, diminuire sprechi e consumo di risorse e aumentare la qualità e la quantità di raccolto.

Tramite sensori wifi, fissi o montati a bordo di droni, è possibile raccogliere dati e immagini su ogni singola area o diversa tipologia di coltura presente nei campi: dal livello di umidità del suolo alla salute delle piante, fino al livello di maturazione e molto altro ancora. Tutti dati che, attraverso il cloud, vengono inviati a un computer che analizza lo stato di salute o individua segnali di stress o malattie.

Queste innovazioni consentono agli agricoltori di poter decidere in anticipo, e con assoluta precisione, come distribuire l’acqua, i pesticidi o i fertilizzanti. In questo modo, secondo gli studi di Nesta.org, sarà possibile l’aumento del raccolto e del fatturato anche del 20%; mentre si calcola che il mercato globale della smart agriculture raggiungerà un valore di 11,23 miliardi di dollari entro il 2022.

Le applicazioni più diffuse per la smart agriculture e l’internet of farming secondo degli studi effettuati nel 2017 dallo Smart Agrifood del Politecnico di Milano sono: controllo del traffico in campo con una percentuale del 33%, fertilizzante variabile per il 29%, monitoraggio delle coltivazioni per il 28%, analisi del terreno e fattori ambientali per il 22%, monitoraggio macchine e attrezzature 20%, gestione e monitoraggio del raccolto 13%, irrigazione di precisione 10%, gestione attività aziendali 8%, gestione risorse aziendali 7%, gestione integrata parco macchine 3% e infine gestione delle movimentazioni 0%.

Mediante l’agricoltura smart quindi sarà possibile superare le incertezze dell’agricoltura intensiva che, negli ultimi 50 anni, ha sfruttato indiscriminatamente le risorse naturali, causandone il deterioramento e l’attuale scarsità e producendo costi non più sostenibili in termini ambientali e sociali: dal punto di vista dell’inquinamento, della perdita di biodiversità e della riduzione nella fertilità dei suoli.

In Italia una prima soluzione potrebbe essere la IoT Smart Farm di Olivetti, presentata in occasione della SMAU di Bologna.

IoT Smart Farm è una piattaforma cloud che offre alle aziende strumenti e informazioni utili per monitorare con precisione i fattori che determinano lo stato fisiologico delle piante, le esigenze di irrigazione e la resa del raccolto.

I dati vengono rilevati attraverso una rete di sensori di campo e poi trasmessi a un’applicazione, che permette il controllo di tutti i parametri di interesse e intervenire in maniera veloce e mirata in caso di necessità.

Una seconda soluzione potrebbe essere Digital Fields, il progetto creato dall’hub di open innovation TIM WCAP, in collaborazione sempre con Olivetti, per dare vita a un laboratorio dedicato alla trasformazione digitale dell’agricoltura italiana.

Digital Fields è un laboratorio che avrà sede a Bologna e attraverso il quale startup, PMI, grandi aziende, accademie e ong, potranno studiare e catalizzare idee, progetti e opportunità di business.

In questo modo sarà possibile analizzare e progettare nuovi sistemi, come il telerilevamento da satelliti e droni che consente di personalizzare l’intervento richiesto, sulla base delle caratteristiche specifiche del territorio e delle colture.

Mediante questi metodi sarà possibile ottimizzare le risorse, a partire dall’acqua, le sostanze chimiche ed erogare la concimazione zona per zona secondo le reali necessità.

Di ciò potrebbero occuparsene i droni, in grado di agire in flotte organizzate per intervenire autonomamente nelle porzioni di campo in cui devono, ad esempio, distribuire fertilizzanti o antiparassitari.

I droni inoltre potrebbero essere in grado, secondo sperimentazioni, di impollinare le piante nelle zone in cui più si avverte il declino nella popolazione delle api (o se una primavera fredda le ha rese poco attive).

Tutte queste soluzioni potranno essere ancora più efficaci sfruttando la connessione 5G, la cui bassa latenza permetterà di controllare con assoluta precisione i droni e che grazie alla velocità di banda consentirà di inviare in tempo reale foto e video in alta definizione.

Infine, John Deer o CNH Industrial stanno sviluppando dei trattori intelligenti, in grado di guidarsi da soli e portare a termine alcune missioni in campo automatico, raccogliendo le informazioni che consentono di prendere in totale autonomia le decisioni che garantiscono la miglior produttività possibile.

L’agricoltore del futuro, più che in sella a un trattore, è più facile immaginarlo con in mano il tablet a gestire da remoto flotte di droni e trattori; programmando il lavoro e le operazioni a distanza mediante apposite applicazioni. Sfruttando queste risorse sarà possibile innalzare la produttività e, allo stesso tempo, ridurre sprechi, consumi e inquinamento.

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